Processo telematico: gli avvocati sono, da sempre, una categoria che ama poco le innovazioni. Specie quelle di tipo tecnologico. È il loro fisique du role: forse perché ogni cambiamento richiede ore studio e di aggiornamento, e il professionista ha sempre poco tempo.
Ne è conferma lo scarso entusiasmo con cui è stato abbracciato l’ingresso del processo telematico, che doveva essere acclamato (almeno secondo le intenzioni del legislatore) come una enorme facilitazione, ma da molti è tutt’ora visto come una complicazione, una proliferazione di adempimenti e conseguenti problemi procedurali: con tutto quello che ciò comporta in termini di eccezioni di nullità, impugnazioni, ecc. Laddove c’è una nuova regola, c’è sempre il rischio di sbagliare e il processo – si sa – è formale e non consente errori.
Qualcuno disse “Se la vita ti offre limoni, tu fanne una limonata”. Così dovrebbe essere ogni volta in cui spunta un cambiamento. Dietro ogni novità, dove si nascondono insidie, si possono anche rivelare opportunità.
Lo hanno compreso benissimo molti giovani avvocati che, sfruttando l’ancestrale riluttanza dei loro colleghi più attempati all’uso dei mezzi telematici, si stanno offrendo come collaboratori di studio, specializzati appositamente nel processo telematico. Pronti a prendere il posto del dominus davanti al computer, le nuove leve si pongono come nuova versione del “legale d’udienza” o del praticante che va in cancelleria. Ovviamente dietro riconoscimento economico.
Siamo allora davanti alla nascita di una nuova figura professionale: quella del professionista esperto in PCT (processo civile telematico). Lo studioso delle numerose regole tecniche e giuridiche che oggi obbligano i legali all’uso del computer per poter fare una causa o un semplice decreto ingiuntivo.
La nuova categoria di avvocati naviga bene e si destreggia con disinvoltura tra termini come Pec (posta elettronica certificata), pdf, jpeg, PDA, Redattore, documento nativo. Sa usare la firma digitale, sa installare un software di videoscrittura e sa convertire un file in diversi formati. Sa come funziona uno scanner e come si crea una busta telematica.
Conosce i termini perentori per l’invio di un file alla cancelleria e sa come si comprimono gli allegati. È capace di salvare un’email, fare una notifica telematica e saprebbe anche ripristinare il collegamento ad internet in caso di guasto del computer.
Insomma, il PCT è ormai, a tutti gli effetti, una autonoma branca del diritto, probabilmente candidata a essere la prossima cattedra che le università assegneranno negli anni a venire.
Chi invece non si accontenta di fare da collaboratore di altri studi si è già creato un’immagine di esperto del settore, divenendo, grazie al proprio blog o sito internet, punto di riferimento per numerosi avvocati. Ci sono illustri colleghi che hanno abbracciato l’ITC già alla sua nascita e ora hanno guadagnato in distanza rispetto agli altri competitors.
Altri, invece, hanno creato gruppi di discussione su Facebook. Uno dei più apprezzabili è “PCT Processo Civile Telematico”, dove è possibile trovare discussioni estremamente interessanti, soluzioni a problemi quotidiani di PCT e numerosi colleghi che, altruisticamente, offrono la loro esperienza come consiglio a chi chiede soccorso.
Ma esistono anche portali altamente specializzati, come Lexform, curato dall’avvocato Mirco Minardi, o Iapicca.com dell’avvocato Michele Iapicca (spesso dedicato a tematiche di PCT), dove i legali potranno trovare tutte le informazioni necessarie per i loro collegamenti ai punti di accesso e per l’invio delle comparse.
Insomma, è vero che c’è la crisi e le cause diminuiscono. Ma c’è anche il modo di rinnovarsi e cambiare le prospettive del proprio orizzonte. Basta – come sempre – un po’ di elasticità, studio e buona volontà.
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